Inner Voices

Progetto: Paolo Fresu Quintet con David Liebman
Etichetta: Splasc(h)
Anno: 1986

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La Sardegna è un’'isola antica, tormentata dal vento, con sabbia, rocce, alberi, gente la cui storia si perde nella notte dei tempi.
La musica ha un grande ruolo in quest’'isola millenaria popolata da uomini aperti e civili.
Per i sardi la musica è festa e poesia, ma anche progetto, come ben sanno gli etnomusicologi che hanno lavorato nell'’isola.
In questo contesto e in questi luoghi è nato “INNER VOICES”, un disco dove due poeti appartati, Paolo Fresu e Dave Liebman, si sono incontrati per raccontarsi la loro storia, per conoscersi, trovarsi e ritrovarsi.
Suono, melodia, invenzione, complicità si annodano all'’interno del disco, tra molte performances solistiche che scaturiscono da blocchi melodici scritti, progettati, strutturati.
Struttura e poesia sono dunque le chiavi per ascoltare, amare o non amare questa musica, che è un susseguirsi di variazioni melodiche, di atmosfere sonore di diversa ispirazione colta, allusiva, sentimentale.
Nello snodarsi dei temi con variazione c’è la storia musicale di Paolo Fresu.
Nato e vissuto in Sardegna, a diciasette anni si ritrova giovanissimo trombettista, in un’isola collocata tra l'’Africa e l’'Europa, con profonde radici mediterranee, ma dove è difficile diventare cittadini del mondo.
La prima cosa da fare è studiare.
Fresu ha un talento musicale netto e preciso e lo coltiva con impegno diplomandosi al Conservatorio di Cagliari.
Ma il jazz, vissuto nel centro della Sardegna è un linguaggio lontano che nelle lande aspre e ventose dell'’isola non parla nessuno.
Comincia così la sfida di Fresu, rinchiuso in un ritiro quasi monacale, per trasferire sulla tromba le procedure del jazz.
E’ un apprendistato lungo e severo che dura per anni.
In perfetta solitudine Fresu apprende il lessico, la sintassi e la pronuncia sonora del linguaggio jazzistico.
Studiare in un ombroso e solitario silenzio comporta, inevitabilmente, un processo di identificazione e di mimesi.
Dopo aver studiato tutti i maestri del jazz, bisogna sceglierne uno per navigare e muoversi liberamente all’interno di quell’'universo poetico.
Così accade che i primi anni sardi di Fresu, diventato musicista di jazz, registrino le orme di Davis.
Ma ecco cominciare una stagione di viaggi, di scambi, di contatti, ecco l’'incontro con Rava, ecco la possibilità di suonare con musicisti italiani, di affiancarsi significativi leaders del jazz.
Per Fresu è il momento di tentare la carta della poesia individuale, del linguaggio autonomo, interamente orientato verso la creazione abbandonando modelli, padri e maestri.
E’ una scelta fatta con umiltà, ma con decisione, senza protervia, ma con convinzione.
Questo disco è una testimonianza autorevole del cammino di Fresu verso l’'individualità poetica, verso il progetto musicale autonomo, verso l'’espressione jazzistica che varca i confini nazionali e si colloca nello scenario del mondo.
Complice di questa avventura è Dave Liebman, musicista di vero rilievo, dolce e gentile, poeta autentico che si allinea in modo assai originale alla dimensione musicale di Fresu, pronto a seguirlo e stimolarlo anche nei brani di più forte impatto ritmico.
Fresu e Liebman suonano in splendida fusione in questo disco importante, e sono in magnifica sintonia con Tino Tracanna, al sax tenore, Roberto Cipelli al pianoforte, Attilio Zanchi al contrabasso ed Ettore Fioravanti alla Batteria.
Alberto Rodriguez

Riguardando indietro, dopo tanti anni i ricordi sono molti e certamente splendidi quando risuona ancora la “bella voce” delle tue trombe, caro Paolo, che offrono in omaggio la melodica magia dello spettacolo.
E nell’'eco del mio soggiorno in Sardegna nello state de 1985, penso e mi accorgo che 'Inner Voices' fu soprattutto la scoperta della tua isola, la tua gente, la lingua sarda, l’'algherese, i tenores, le launeddas, i nuraghi mitici, tanti paesaggi, il mare...
E la nostra proposta, questo nostro incontro di due illusioni che si scambiavano lo sguardo.
E grazie allo spirito d’'iniziativa dal nostro caro Salvatore Rubino, artefice della nostra conoscenza, lo spettacolo, quello sguardo complice, fu messo in scena.
Meravigliosa opportunità.
Joan Minguell