Sonos ‘'e Memoria

Progetto: Sonos ‘'e Memoria
Etichetta: ACT
Anno: 2001

É a Berchidda, mio paese natale, che in occasione del Festival internazionale Time in jazz ho conosciuto il regista Gianfranco Cabiddu nell’estate del 1994.
Visionando le splendide immagini sulla Sardegna che Gianfranco aveva scoperto e pazientemente restaurato negli immensi archivi dell’Istituto Luce a Roma mi sono innamorato immediatamente di quel materiale ed è nata tra di noi un'amicizia che dura tuttora e che è alimentata da una grande stima professionale che ci ha portato, poco a poco, ad intraprendere assieme molte altre avventure artistiche.
Forse per via di esperienze comuni ma forse e soprattutto per quella matrice così semplice che è il modo di essere sardi di tutti e due: uno di Sedilo e l’altro di Berchidda laddove, partendo da questi piccoli centri agro-pastorali, ci si ritrova poi a Bologna o a Parigi per parlare immancabilmente di Sardegna, dei suoi uomini, di quelli semplici come i nostri padri ma anche delle menti di oggi, dei nuovi letterati, degli artisti e di tutti coloro che la Sardegna vogliono farla crescere ponendola in relazione con il mondo contemporaneo attraverso lo ‘scambio’ come è stato durante le scorribande dei Fenici, dei Mori e degli Aragonesi o come fu durante i traffici della rotta dell’ossidiana e dei mercati degli ori a Tharros.
Non avrei accettato altrimenti quella commissione. Non l'avrei accettata perché per anni ho voluto debitamente stare lontano da molte delle operazioni fatte in passato tra musica colta e musica sarda che, a mio avviso, hanno rischiato di violentare la tradizione usandola e dunque non rispettandola.
Nonostante l'approccio di tutti sia stato sincero trovo infatti che poche volte si sia creata quella simbiosi che tutti auspicavamo. Ed essendo un cultore della tradizione, non solo di quella musicale, come per tutte le cose del culto credo fermamente che l'atteggiamento debba essere in primo luogo quello del rispetto.
Ho accettato dunque l’invito di Gianfranco in virtù di una genuinità che non era naïf ma che invece voleva essere cosciente e tesa non solo a dare alla nostra Isola senza togliere ma a riconoscere il grande dubbio dell’insularità moderna da rivedere e ricostruire attraverso i linguaggi del presente e del passato.
Sonos ‘e Memoria, attraverso una strumentazione ed un repertorio inusuali, vuole essere uno spaccato, una sorta di campionario, degli strumenti e degli stili della musica della Sardegna di ieri e di oggi: monodia, polifonia sacra e profana, processione, ballo, jazz e musica improvvisata sono eseguite sia con gli strumenti tipici della tradizione (voci, launeddas, fisarmonica) sia con gli strumenti classici (violoncello) sia con gli strumenti tipici del jazz (tromba, percussioni, contrabbasso) e di altre musiche (mandola, tabla, multieffetti) con testi nelle tre varianti dialettali principali della lingua sarda (logudorese, campidanese, gallurese.
Il tutto per esaltare quella ricchezza sonora ed espressiva che fa della musica sarda una tra le più ricche e varie del Mediterraneo. Un grazie particolare va ai grandissimi musicisti che per questo progetto hanno risposto con entusiasmo e umiltà al mio invito apportando ognuno esperienza, conoscenza oltre ché immensa arte. Sono orgoglioso di aver potuto dirigere e coordinare questo straordinario gruppo di artisti.

Paolo Fresu - Milano, Gennaio 2001

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