Kosmopolites

Progetto: Paolo Fresu Quintet
Etichetta: Emi-Blue Note
Anno: 2005

E’ importante sgombrare il campo dai dubbi : quando Paolo mi parlò della possibilità di incidere addirittura cinque dischi, ciascuno dedicato alla musica scritta da uno dei componenti del quintetto, nell’arco di due anni pensai immediatamente ad uno dei suoi soliti scherzi, lo presi bonariamente in giro e non ci pensai più.
Ma Paolo parlava sul serio e nel giro di poche settimane il progetto divenne realtà grazie anche alla complicità di Vittorio Albani e della Blue Note, nella persona di Patrizio Romano.
Ho sempre ammirato la capacità di Paolo, sia nelle piccole che nelle grandi cose, di porsi fortemente un obiettivo in cui crede e di perseguirlo a qualunque costo.
La musica di questo album nasce da questa caparbietà, tutta sarda, verso cui sono profondamente riconoscente. Così come sono riconoscente a tutti gli altri miei “compagni di viaggio”, Tino, Attilio ed Ettore per aver trasformato la musica che prima stava solo negli angoli più reconditi del mio cervello e del mio cuore in una cosa vera e viva.
Solitamente quando uno scrive musica si concentra sul fatto che ciò che poi verrà eseguito sia il più vicino possibile a quello che immaginava, per cui si dà un gran daffare per scrivere in modo chiaro, preciso, di arrangiare tutto ….. ma con questo gruppo la musica, alla resa dei conti, assume degli aspetti che spesso sono al di fuori del controllo dei singoli elementi e delle singole personalità dei musicisti.
Sembra quasi avere una vita propria ed un’identità sonora ben precisa che ogni volta compare per incanto. Una sorta di “ectoplasma scozzese” che assurge a nocchiero della situazione e la governa.Conscio di questo strano fenomeno ho scritto brani che soprattutto mettessero in risalto ciò che nella mia visione della musica è irrinunciabile : la melodia. Al resto ha pensato il “Quintetto”.
“Kosmopolites” vuole quindi essere la testimonianza di un “viaggio” musicale condiviso da vent’anni e, anche questa volta, i luoghi visitati, pur già noti, assumono aspetti e identità nuovi.
Per dirla con il saggio:

Non cesseremo mai di esplorare
e alla fine dell’esplorazione
sapremo il luogo per la prima volta
TS Eliot

Buon ascolto!

Roberto Cipelli

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Kosmpolites esce in occasione del ventennale del quintetto di Fresu, dopo circa tre anni che il gruppo non produceva qualcosa di nuovo. 'Da quella intensa serie di concerti che preludevano all'anniversario dei nostri vent'anni di vita musicale comune festeggiati nel 2004, e' nata l'idea di programmare cinque dischi interamente scritti da ognuno dei musicisti del gruppo, visto che ognuno ha da sempre partecipato in veste di compositore alla copiosa produzione discografica del Quintetto -Paolo Fresu-'.
Il progetto e' importante ed articolato: ben cinque lavori che verranno prodotti dalla Blue Note. Kosmpolites e' il primo a firma di Roberto Capelli (ad eccezione di Lascia ch'io pianga, a firma di Handel). Le esplorazioni musicali del quintetto si muovono in ambiti emotivi omogenei, ben standardizzati. Cio' non significa che il lavoro sia stereotipato o noioso, significa solo che, per certi versi vi e' una maggiore attenzione alla tradizione, alle strutture meno sghembe. 
La morbida bellezza del brano d'apertura 'In viaggio' lascia intendere che le zone musicali percorse saranno crepuscolari, degne del miglior tramonto estivo. Le sovrapposizioni dei fiati accarezzano l'udito e conducono in atmosfere smooth (Kosmopolites e Spazi Provvisori 1) sorrette da una carezzevole ritmica con Zanchi e Fioravanti che dettano i tempi d'entrata degli altri strumenti e sorreggono ogni melodia con il loro acume e la loro abilita' tecnica. Ma tali atmosfere sono smosse da Fresu che, sia con la sordina che senza, molto davisiano ed i suoi fraseggi smuovono anche i momenti più sdolcinati del disco, come nel caso del brano 'In stretta vicinanza'.
'Calasetta' riprende quella marcata intensita' frammentandola alla stregua di una colonna sonora di un film (in verita', tutto il disco sarebbe una valida colonna sonora sul quale poter scrivere la trama di un film!). 'Negli occhi' e' lenta e triste, ma di quella tristezza di cui si puo' godere. Zanchi e Cipelli dialogano nella saudade dell'armonia, spinti dal vento dei fiati di Fresu e Tracanna che spesso 'e volentieri' viaggiano insieme.
L'unisono di note e corpi permea l'intero album, evidenziando il lavoro ventennale che vi e' alle spalle. Anche la piu' 'movimentata' Visions riprende gli stilemi classici, piu' boppeggianti e radiosi. 
Echoes 1 e 2 sono, dal punto di vista linguistico, mainstream, con le note di Fresu che, sordina alla mano, le rende ancora piu' appetibili. Cosi' come in Spazi Provvisori 2, dove Tracanna con il sax soprano fraseggia con il piano di Cipelli.
The Ride e' un piccolo puzzle di suoni tra la tromba che con la sordina rende piu' aspri i suoni, il soprano ed il contrabbasso. L'assolo di batteria, fluido ed al contempo corposo cesella la chiosa finale del tema.
La melodia di Variazione 12 e' tanto piu' classica perche' scevra di ritmica che lascia al dialogo tra Fresu e Cipelli ogni parola.
The silent Trade e' caratterizzata da una maggiore loquacita' dei fiati. Mentre Lascia ch'io pianga, drumless e bassless, e' arrangiata con accenti degnamente sinfonici.
Un lavoro scolpito nella roccia, un lavoro dagli aromi classici, ma con quella creativita' che solo un gruppo cosi' affiatato puo' sviscerare.

Alceste Ayroldi - Jazzitalia

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