"Energia", "poesia" e "spiritualità" sembrano i termini grammaticali più adatti per identificare a prima vista il lavoro di questa nuova avventura musicale di Paolo Fresu e Omar Sosa.
In un tempo in cui tangenzialità, trasversalismo, crossing e altri vocabili simili sembrano farla da padrone nel mondo che predilige identificare la musica con un'etichetta, ciò che effettivamente viene posto prepotentemente all'attenzione di questo lavoro discografico è l'ideale quanto improbabile fil rouge che riesce a collegare Cuba e Mediterraneo.
Fresu e Sosa "danzano".
Danzano in modo sicuramente latino attorno al vincente mix di jazz, musica cubana, Africa e world music che sono riusciti a creare.
E se Fresu è ormai quell'importante icona della musica contemporanea che tutti riconoscono è sorprendente un Sosa sempre più stimolante e con orizzonti talmente allargati da riuscire – in alcuni momenti – a far tornare alla mente filosofie di pensiero compositivo care ad un vero maestro del suono quale Joe Zawinul.
Gli stilemi declinati nelle undici tracce equamente divise nelle firme dei due protagonisti di questo bellissimo Alma sono molteplici.
Un disco ricco di chiaroscuri importanti ma dove i colori spirituali restano in evidente intelligente equilibrio con la tecnica e questo è reso specialmente evidente dalla eccellente cover di quella sorta di piccola masterpiece che risponde al nome di Under African Skies scritta da Paul Simon e omaggiata dal duo con una delicatezza e leggerezza davvero rara. E se – ad impreziosire alcuni tratti dell'opera – viene poi chiamato un vero maestro dell'arte sonora quale Jaques Morelenbaum, allora il cerchio è presto fatto. Un altro piccolo tassello di bellezza che va ad impreziosire la piccola ma sempre più importante TÇ”k Music, ancora una volta attenta anche ai dettagli grafici, come la bella copertina tratta dall'opera di Alessandro Adelio Rossi.