Condaghes

Progetto: E.Marchand/J.Pellen/P.Fresu con Henry Texier
Etichetta: Silex
Anno: 1998

Condaghes vuol dire scrittura.
Non in senso etimologico (la parola di origine greca, fu portata in Sardegna dai Bizantini che la dominarono dal VI al X secolo d.C.), ma in senso storico.
Nel senso che i Condaghes furono, negli anni dopo il Mille, le prime raccolte di scritture nella nuova lingua romanza, il sardo, sviluppatasi dal latino.
Miracolosamente, all'alba del secondo Millennio, la nuova lingua è parlata in tutta l'Isola, con le sue sonorità inedite, arcaiche, con la sua musicalità scandita come su un pentagramma dalle regole di una nuova sensibilità e di una nuova cultura.
E' la lingua della scrittura, ma anche della poesia, della preghiera, dell'allegria e della tristezza... La lingua del canto e della danza. Le prefiche, "sa attittadoras" - piangono in sardo i loro morti. In sardo le mamme cullano i figli con le loro "anninnias", nei "banzigos" o nei "giogulos" - le rustiche culle scavate con la sgorbia nel legno di castagno e di noce.
In sardo i pastori e i contadini cantano nei campi e nelle montagne. E il sardo mischia i suoi suoni con quelli degli strumenti più antichi della musicalità mediterranea: "sas launeddas" e "sas trumpas".
Condaghes è tutto questo: parola, scrittura, ritmo, danza, racconto e poesia. Espressione di un'etnia e di una civiltà non solo attente al passato ma aperte al futuro, accogliendo echi e suggestioni che vengono dai popoli vicini: genovesi e toscani, catalani, provenzali e castigliani.
Nell'una e nell'altra dimensione l'incontro con altre etnie suona - nel significato totale della parola! - conferma di voci, di echi, di ritmi che uniscono i popoli nelle insondabili profondità delle radici, aldilà di ogni distanza di tempo e di spazio.
Non sorprende, pertanto, trovare echi di condaghes in questi canti e in queste musiche bretoni, che esprimono anch'esse gli stessi sentimenti di dolore e di gioia, le stesse ansie e le stesse speranze di chi vive, lavora e lotta perché non ci siano più lingue mozzate, voci proibite, culture negate.
Condaghes è anche questo: la nuova lingua, il nuovo canto che nasce ogni giorno dalla vita, dal lavoro, dalla speranza.

Ignazio Delogu (da www.tronos.net)

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