Live

Progetto: Kocani Orkestar meets Paolo Fresu e A. Salis
Etichetta: Il Manifesto
Anno: 2005

“La prima volta che li ho sentiti è stato un colpo di fulmine. Eravamo ospiti del festival de La Villette a Parigi. Amore a prima vista.
Un bel po’ di anni dopo li ho invitati al “Time in Jazz” di Berchidda, dove hanno scorazzato in lungo e in largo per il paese per quattro giorni, travolgendo tutto e tutti. Perché li amo? Beh, è facile: mi ricordano la Banda di quando ero piccolo e mi danno un senso di “gente” che oggi è raro respirare.
Quando la tradizione ha queste caratteristiche è difficile restare indifferenti. Antonello è sicuramente il complemento ideale per dividere questa follia sonora. Quando si vede e si ascolta suonare questa gente, l’aggettivo che resta dentro non può essere che uno solo: indimenticabili!”
In queste parole di Paolo Fresu stanno tutte le ragioni di questo inedito incontro tra lo stesso trombettista sardo, la Kocani Orkestar, una delle più apprezzate e spettacolari fanfare balcaniche, e Antonello Salis.
Un incontro particolarmente intrigante, tra ritmi irresistibili e inebrianti profumi jazzistici, tra composizione e improvvisazione, fra tradizione e modernità.

L’Oriente è già qui. Da molto tempo. Si incontra agli angoli delle strade, ai semafori, in campi brulli e desolati di periferia.
Nelle nostre vie del centro, ai margini delle città. Cammina vicino a noi, assieme a noi. Parla, a chi sa e vuole ascoltare il linguaggio della poesia.E talvolta ha la magia e i suoni di un’orchestra gitana.
Fatta di musicisti straordinari, artisti vagabondi, generosi ed eccessivi solo come possono essere quei formidabili tipi della Kocani Orkestar.
Ensemble aperto, sempre in continua mutazione, disponibile per vocazione antica agli incontri di viaggio. Tanto più se accadono con compagni altrettanto aperti e disponibili come possono esserlo due jazzisti di razza quali il trombettista Paolo Fresu e il pianista e fisarmonicista Antonello Salis, entrambi di origine sarda che, oltre alla musica afroamericana e a quella contemporanea occidentale ed europea hanno inciso profondamente nel loro Dna quella delle loro origini.
Antica e nobile altrettanto come quella dei rom. Ancora largamente amata e praticata come accade esattamente nelle affascinanti e sterminate terre balcaniche. Ed è in questa sorta di vicinanza e di storie parallele che forse va individuato il primo degli elementi che hanno reso immediatamente efficace e di grande impatto musicale e spettacolare questo incontro tra musicisti per altri versi così differenti e lontani.
Un incontro che è cresciuto e maturato durante un anno di concerti tenuti in lungo e in largo per diventare infine, una bellissima storia di amicizia e di musica senza frontiere.
Un felice potlach di suoni e melodie che hanno arricchito gli uni e gli altri regalando, a chi ha potuto ascoltare dal vivo, un’inedita esperienza.
Parte della quale si può rintracciare in questo imperdibile disco registrato dal vivo, tra Roma, Ravenna e Foligno, da segnalare per la bellezza dei suoni, le intriganti trame musicali tessute tra Occidente e Oriente. Come accade nella variazione per un “Ballo sardo” scritta da Fresu che alla prova live assume le vesti di una danza senza tempo, trascinante come quell’altra potente e ballabilissima Good bye Macedonia.
Ma sono tutti i brani che escono trasformati a nuova vita in questo album. Dalle musiche scritte da Paolo Fresu per il film dedicato alla giornalista Ilaria Alpi, ...Del Viaggio e Notti a Mogadiscio, agli stessi motivi della Kocani, da Gajda a Siki Siki Baba.
Un viaggio emozionante tra improvvisazione e tradizione, melodia e swing. Rigurgitante di sentimenti e di passioni, disordinato ed elegantemente raffinato. Cucito con una vibrante poesia dell’anima. Nomade e senza passaporto.

Walter Porcedda